Le nuove campagne italiane: il “grande affitto”

Un importante momento di svolta nella trasformazione capitalistica dell’agricoltura fu segnato dalla diffusione del sistema del “grande affitto”, soprattutto in Lombardia e nel Piemonte. Il ricorso alla gestione del “grosso fittavolo” ha caratterizzato per larga parte la via italiana al capitalismo agrario: nelle nostre regioni, in sostanza, lo sviluppo dell’agricoltura non passò attraverso un vero e proprio processo rivoluzionario capace di liberare le forze produttive dal peso dei rapporti feudali, come invece avvenne in altri paesi, ma si innestarono, con il compromesso degli affitti, nuove energie sul vecchio tronco signorile. Questo si può facilmente rilevare dagli esempi delle aziende agrarie e capitalistiche della Bassa padana.

Le nuove grandi cascine si caratterizzavano per il superamento dell’antico contrasto tra pastorizia e agricoltura, come anche per il rilevante progresso tecnologico di cui si resero protagoniste. La stabulazione dei bovini, positivamente associata alla concimazione dei prati, alla rotazione delle foraggere e alla lavorazione del latte, consentì un’impennata della produzione, i cui effetti dirompenti si manifestarono soprattutto nella trasformazione delle strutture sociali e nella creazione d’un bracciantato rurale.

Insieme a questi processi, la messa a coltura di terre abbondante, l’acquisto di suoli comunali, lo sviluppo della bachicoltura e delle industrie intermedie a questa connesse (trattamento e torcitura della seta greggia), consentirono la formazione di un ceto di piccoli proprietari, in parte contadini, in parte borghesi. In tali diversi ma convergenti modi si delineavano nel Nord padano le nuove strutture della società italiana dell’Ottocento.

Il sistema del “grande affitto”: i grandi proprietari nobili ed ecclesiastici, pressati dalla crescente necessità di denaro liquido, affittano i loro latifondi a grossi fittavoli, per lo più di origine contadina, i quali, grazie all’impiego di capitali via via sempre più cospicui, sia propri che presi a prestito scadenzato, operano notevoli trasformazioni agrarie, bonificando terre incolte o paludose e diffondendo largamente le colture irrigue (risaie, prati artificiali e marcite).

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